“Habibi, les révolutions de l’amour” in mostra all’Istituto del mondo arabo. Fino al 19 febbraio 2023
Una mostra parigina all’Institut du Monde Arabe squarcia il velo sulla nuova arte araba queer. Si tratta di artisti che dal mondo arabo operano a stretto contatto con la società culturale francese ma che hanno rilevanza mondiale. Visitando l’esposizione in due ambienti più la ballroom si ha un esatto perimetro di come sono rappresentate le identità sessuali e di genere nella creazione contemporanea di artisti provenienti da culture arabe.
La nuova arte araba di questi artisti mette in luce come si usano strategie estetiche e socio-politiche consapevoli nel descrivere, ispirare e confrontarsi con le società odierne nel mondo arabo. Come in tutti i continenti, gli artisti incarnano gli impegni e le lotte, il loro anelito a esprimere liberamente amore, identità di genere e sessualità.
La primavera araba e i movimenti sociali dal 2011 hanno permesso il rafforzamento dell’attivismo LGBTQIA+1. Gli attivisti stanno ora parlando contro le leggi che criminalizzano gli atti omosessuali, proponendo alternative sociali.
La loro mobilitazione resta limitata e minoritaria tuttavia segnala una rottura con il prevalere ripudio dell’identità omosessuale e transgender. Un vero movimento originario del mondo arabo, ma che tocca anche Iran e Afghanistan, con l’estetica e modelli di narrazione emancipatori.
All’istituto del mondo arabo si vedono opere travolgenti, intime, resilienti, esuberanti, sentimentali e molto politiche. Esplorano la dimensione intima dei sentimenti amorosi, il rapporto con il corpo, il linguaggio, la visibilità di genere, l’attivismo e sono portatrici di storie di esilio. Così facendo, i creativi della nuova arte araba oggi immaginano altri modi di vivere in società più inclusive.
La Ballroom di Habibi propone una selezione di video musicali realizzati da musicisti e artisti unici e creativi che mescolano riferimenti specificamente legati alla cultura pop araba e musica contemporanea globale.
La necessità di conservare la memoria di una relazione, di un sentimento, o di una dolce carezza è un tema ricorrente nelle opere presentate, spesso legate alle esperienze personali dei loro creatori. Gli artisti testimoniano la gioia, ma anche la fragilità di questi momenti intimi vincolati dal tempo e spazio in cui sono vissuti. Le opere sono pervase da un senso di insicurezza e dai rischi che corrono, sapendo che l’omosessualità rimane un crimine nella maggior parte dei paesi arabi, nonostante il dilagare degli incontri tramite messaggistica online.
Tra gli artisti presenti espondenti della nuova arte araba, Alireza Shojaian è una pittrice e attivista nata nel 1988 in Iran. Dopo aver studiato all’Islamic Università di Arte e Architettura Azad di Teheran, ha nascosto il suo lavoro e la sua sessualità per molti anni. Ha lasciato l’Iran per stabilirsi a Beirut nel 2016 e poi nel 2019 ha ottenuto con l’aiuto dei francesi Ambasciata in Libano una residenza artistica con le Belle Arti di Parigi, la città in cui ha attualmente vive e lavora.
Soufiane Ababri è nata nel 1985, lavora tra Parigi e Tangeri. Nella sua produzione, intrisa di nozioni di sociologia, c’è una forma di introspezione che mescola la sua percezione soggettiva, rappresentazioni condivise e convenzioni sociali. Questo esercizio richiama le miniature persiane e il loro sottile gioco tra ciò che è nascosto e ciò che è rivelato.
Aïcha Snoussi è un’artista tunisina nata a 1989. Dopo aver ricevuto un diploma dall’Alto Istituto di Belle Arti di Tunisi e della Sorbona Università, ora vive e lavora a Parigi. Nel 2020, Aïcha Snoussi ha ricevuto i premi del Rambourg Fondation e il Premio Sam per arte contemporanea.
Jeanne et Moreau è lo pseudonimo del duo artistico composto da Lara Tabet e Randa Mirza. Lara Tabet è una dottoressa e artista visiva nata a Libano nel 1983. Randa Mirza è un’artista visiva nata a Beirut nel 1978. I due hanno collaborato dal 2017 su un lavoro che racconta la loro storia d’amore.
Omar Mismar è un artista nato nel 1986 a Beirut. La sua pratica è incentrata su progetti che sondano l’intreccio di arte, politica ed estetica.
Per info sulla mostra Institut Du Monde Arabe di Parigi
Fotoservizio di Andrea Agostinelli per The Way Magazine – Parigi.