La prima mostra di Sally Gabori in Italia, si potrà visitare in Triennale a Milano fino al 14 maggio.
La Fondation Cartier ha lavorato con la famiglia dell’artista per la concezione e l’organizzazione di questa retrospettiva di Sally Gabori. Dopo il grande successo che ha ottenuto a Parigi lo scorso anno, è arrivata oggi in Italia, grazie alla liason con Fondazione Triennale, dove sarà visitabile fino al 14 maggio.
Mirdidingkingathi Juwarnda Sally Gabori è oggi considerata una delle artiste australiane più importanti del XXI secolo.
Gabori nasce nel 1924 sull’Isola di Bentinck, nel nord dell’Australia. È aborigena, della popolazione Kaiardilt, che nel 1944 è stata ridotta a circa centoventi persone.
Il suo lunghissimo nome è frutto della tradizione Kaiardilt di battezzare ogni neonato secondo il luogo di nascita, che per Gabori è Mirdidingki, e dell’animale totemico, in questo caso il delfino, juwarnda.
Cresce secondo le tradizioni del suo popolo, in un angolo di mondo lontano da tutto e tutti, affidandosi unicamente alle risorse della propria isola e dedicandosi, come le altre donne, alla pesca. La sua vita, come quella del suo popolo, cambia drasticamente nel 1948 a causa di un ciclone, seguito da un maremoto. Vengono così evacuati nella vicina, e più grande, isola di Mornington, dove però vivono da sfollati. La situazione temporanea si prolunga, e Gabori potrà tornare alla sua terra natia solamente negli anni Novanta, già anziana, dopo anni di battaglie per il riconoscimento dei diritti delle popolazioni aborigene.
Eppure è proprio nel Mornington Art Center che scopre la pittura. Bruce Johnson McLean, Deputy Director of the National Gallery of Australia, ma soprattutto primo e più importante studioso della pittrice, racconta: «Quando Sally e la sua comunità sono arrivati su Mornington sono rimasti ai margini della vita locale, hanno vissuto da sfollati per anni, da outsider, per esempio senza accesso all’educazione. Un giorno Sally si è recata all’Art Center per chiedere aiuto per tagliare l’erba e viene convinta a fermarsi per un workshop di pittura, che per caso si teneva quel giorno».
Inizia a dipingere regolarmente nel 2005, quando ha già ottantuno anni, ma non le mancano energia e passione, tanto da concludere più di una tela al giorno. Dipinge tutti i giorni, lasciano più di duemila tele alla conclusione della sua carriera artistica, che si interrompe con la sua scomparsa nel 2015. Di queste opere, molte hanno già trovato posto in musei e collezioni private, prevalentemente australiane: in Triennale ne sono esposte circa trenta.